Come ostetrica mi occupo di salute femminile e facendolo in un approccio olistico dal preconcepimento in tutto il percorso di maternità il mio obiettivo è aiutare la donna a stare bene, a stare in benessere perchè un corpo che sta bene è più pronto ad accogliere e nutrire una nuova vita.
Nella mia formazione ho deciso di studiare per accogliere e aiutare le donne nel percorso di preconcepimento e nella loro salute fertile così da ridurre anche il rischio di aborto, per quanto possibile.
L’aborto è un evento non controllabile, come succede per tanti eventi che riguardano il percorso di maternità, e anche l’accettazione che non tutto è sotto il nostro controllo fa sicuramente parte del percorso di benessere a 360 gradi che permette ad una donna di vivere serenamente la ricerca di una gravidanza e la maternità, di essere gentile con se stessa e prendersi cura di sè.
Si parla troppo poco di aborto e seguendo tante donne che sono in cerca di gravidanza mi rendo conto quanto un lutto perinatale possa davvero rendere molto negativo il percorso di maternità e renda difficoltoso vivere serenamente una successiva gravidanza, se non viene adeguatamente elaborato e superato.
Vorrei che tu che passi di qui non ti senta sola nell’affrontare questa situazione, vorrei che tu avessi gli strumenti per prenderti il tempo di elaborare ciò che è successo e riprendere la ricerca di gravidanza positivamente per poi vivere serenamente un’altra gravidanza.
A questo proposito c’è un’associazione, Ciao Lapo, che si occupa proprio di sostegno al lutto perinatale e che fa un lavoro meraviglioso e davvero importantissimo per mettere luce su un tema su cui c’è tanta ombra, tanti tabù.
Il primo modo per superare o quanto meno elaborare un lutto è sicuramente parlarne, aprirsi, scrivere di ciò che è successo, guardare in faccia quelle emozioni.
L'aborto da un punto di vista ostetrico-Ginecologico
In questo articolo vorrei parlarti di una parte un po’ più tecnica e ostetrica legata al tema dell’aborto, perchè credo sia importante anche comprendere la fisiologia e capire cosa avviene, il motivo e il perchè invece sono più difficili da definire e a volte dietro un aborto c’è una causa che non si riesce. oggettivamente a conoscere e sapere, e anche questo la rende più difficile da accettare.
Si definisce come Aborto Spontaneo l’interruzione di una gravidanza spontaneamente entro 22 settimane di gravidanza. In questo articolo tratteremo l’aborto a gravidanza iniziale e nel I trimestre, in quanto il rischio maggiore di aborto c’è nel primo trimestre di gravidanza, soprattutto nelle prime settimane, il rischio poi diminuisce dopo la 12 esima settimana.
Si definisce, invece, gravidanza biochimica quando non si è visualizzato l’embrione. E’ una gravidanza che si interrompe proprio inizialmente, e se una donna non aveva ancora fatto il test di gravidanza poteva semplicemente avere un piccolo ritardo che era dovuto alla gravidanza biochimica.
I Fattori di Rischio evidenziati scientificamente sono:
- Precedente aborto spontaneo
- Età materna superiore a 40 anni
- Fumo di sigaretta, consumo elevato di alcolici
- Basso livello di acido folico
- Disturbi alimentari
Spesso la causa è inspiegabile, il più delle volte è causata da anomalie cromosomiche, o ancora malformazioni incompatibili con la vita, traumi e intrusioni esterne (come villocentesi e amniocentesi), farmaci o agenti teratogeni (che causa malformazioni all’embrione), patologie non conosciute della mamma, infezioni, abitudini scorrette e qualità della vita non buona, disordini coagulatori.
A volte l’aborto è spontaneo e quindi la donna rileva perdita ematica e l’utero da solo espelle il prodotto del concepimento, soprattutto se la gravidanza è molto iniziale.
In altri casi invece si scopre che il bambino non è più cresciuto e non vive più e si deve intervenire per aiutare la donna ad abortire completamente (aborto ritenuto/interno o incompleto).
Spesso anche la diagnosi e il modo in cui l’operatore informa la coppia dell’aborto non è tra i migliori, dover dire ad una coppia che il cuore del loro bambino non batte più è un’esperienza davvero toccante e difficile, ma inevitabile.
Il corpo spesso rimuove da solo il prodotto del concepimento, rendendosi conto che quella gravidanza non sta andando avanti, ma a volte si preferisce intervenire per evitare infezioni o problematiche connesse.
Fino alla 7° settimana si può intervenire farmacologicamente, mentre dopo la 7° settimana si deve intervenire chirurgicamente con un raschiamento uterino.
I sintomi in caso di aborto sono svariati, ci possono essere dolori forti, perdite ematiche abbondanti e di colore rosso vivo, oppure ci può essere anche assenza di sintomi e la diagnosi arriva dal medico che ecograficamente vede una camera gestazionale senza embrione, oppure un embrione senza battito cardiaco o una gravidanza che non evolve.
In ogni caso dopo un aborto la cosa più importante per la donna e la coppia è prendersi il tempo di curarsi, non importa che l’utero sia pronto a concepire di nuovo, dev’essere pronta la donna con mente e corpo per non rischiare di vivere con eccessiva paura una successiva gravidanza e quindi esporre il suo bambino a sentimenti negativi dettati da una precedente esperienza.
Il tempo non è prestabilito, per ogni donna sarà diverso. Si parla di tempo fisiologico ovvero quando il corpo è pronto a concepire di nuovo quando torna la mestruazione, quindi dopo 1-2mesi si può riprendere la ricerca, ma io ti consiglio di valutare come stai, come ti senti globalmente per vivere la ricerca in modo positivo e sereno.
Ogni lutto non elaborato tornerà e si ripresenterà in un secondo momento, quando meno te lo aspetti, rendendo poi magari complicato e difficile il percorso di maternità.
Dopo un aborto non è detto che ce ne sia un altro, il rischio può essere aumentato, anche in presenta di altri fattori di rischio, ma spesso se la donna supera bene la perdita può tranquillamente avere una successiva gravidanza normale.
Il rischio e il consiglio di fare controlli in più c’è dopo tre aborti, lì si presuppone ci sia un problema magari genetico o che rende difficoltoso il concepimento e la prosecuzione della gravidanza.
Talvolta nutrendo il corpo, prendendosi cura di ogni sfaccettatura di te, a 360 gradi, si riduce anche il rischio di aborto perchè si coltiva uno stile di vita sano, una positività e una relazione sana con la propria ricerca di gravidanza e il proprio corpo ed è sicuramente il consiglio che io do a chiunque si. approcci a questo percorso, avendo anche un supporto psicologico per superare il lutto.
A conclusione di questo articolo vorrei porre in luce l’importanza di non sentirti in colpa:
non è colpa tua ciò che è successo. Non è colpa tua se hai perso il tuo bambino. Non potevi fare diversamente per far sì che il tuo bambino vivesse e la gravidanza proseguisse, non era in tuo controllo.
Non incolparti per ciò che è successo, sii gentile con te stessa, prenditi cura di te e del tuo corpo, ne hai tanto bisogno, supera ciò che è successo per poterti di nuovo aprire per accogliere una nuova vita.
E adesso ci tengo tanto a dar voce a due donne, due di voi, che ringrazio molto per aver voluto raccontare la loro esperienza per dare sostegno ad altre donne, condividendo il loro vissuto per dirti che non sei sola ad affrontare tutto questo!

La voce di Costanza
“Quando ho letto la mail di Alessia in cui parlava di perdita di un bambino e di lutto, ho subito pensato: “Finalmente qualcuno che ne parla. Sarebbe un’ottima occasione per dire la mia, per condividere la mia esperienza e trarne qualcosa di buono”. Così non appena mi è stata data l’opportunità, l’ho colta al volo, e mi ritrovo qui a scrivere quello che ho vissuto nemmeno un mese fa.
Ricordo perfettamente quel giorno e le parole della dottoressa: “la sua gravidanza non è evolutiva”. In un attimo tutto è crollato, tutti i sogni e le speranze si sono frantumate. Mi sono ritrovata sopraffatta dal dolore, ho passato giorni a piangere, bastava una parola un gesto per far riaffiorare il dolore e a far uscire le lacrime. Tutti i miei più cari amici avevano il veto di scrivermi, di cercarmi, persino ai miei genitori vietai di chiedermi come stavo, a malapena riuscivo a parlarne con mio marito.
Poi la svolta.
Un giorno per caso mentre ero a lavoro sono scoppiata in lacrime, solamente perché una collega, ignara di tutto ciò che era accaduto, mi chiese come stavo.
Quel giorno decisi di aprirmi, di condividere il mio dolore per ciò che era accaduto, e alla fine della chiacchierata mi sono subito sentita più leggera, come se avessi lasciato alla persona che mi stava ascoltando un pezzetto del mio dolore ed il mio cuore subito si era alleggerito.
Mi sono ripromessa di non vergognarmi più per ciò che era successo, di non sentirmi in difetto o in colpa, di parlarne con chiunque avesse voglia di dedicarmi 5 minuti del suo tempo.
Se oggi sono qui a raccontare la mia esperienza con serenità è anche grazie alla promessa di aprirmi al mio dolore e non reprimerlo, per questo devo ringraziare mio marito, la mia roccia, che mi ha da subito spronata a farlo, mostrandomi la strada giusta per uscirne, e, come dice sempre Alessia, per ripartire da me.”
La voce di Valentina
“Dopo circa due anni e mezzo di difficile ricerca, tra momenti di speranza e momenti di sconforto, scopro di essere incinta.
Lo scopriamo in un momento un po’ particolare, siamo al mare, in vacanza, ovviamente accogliamo la notizia con entusiasmo e gioia, ma anche, soprattutto io, con un po’ di dubbi e di paure, non mi sembra vero di esserci finalmente arrivata.
Al rientro dalle vacanze prenoto subito una visita che mi viene fissata per la sesta settimana, durante questa prima ecografia tutto sembra funzionare per il meglio, le dimensioni sono giuste, la gravidanza sembra procedere bene ma non si vede ancora il battito, può succedere, ci dice la ginecologa, ma potrebbe anche essere un brutto segnale.
Non possiamo stare in bilico, senza sapere, così facciamo un’ecografia la settimana successiva, il battito questa volta si vede, per cui tiriamo un sospiro di sollievo, convinti che al prossimo controllo risulterà tutto a posto.
Invece, all’ottava settimana, dall’ecografia non risulta crescita, sembra tutto cristallizzato ed il battito non si vede più…la ginecologa ci comunica che la gravidanza si è interrotta, che è un aborto trattenuto e che si può procedere con un raschiamento…
Per noi è stato un duro colpo, soprattutto questo alternarsi di notizie positive e negative, ci ha portato sulle montagne russe per due settimane intere, tra sconforto, felicità e poi di nuovo delusione e dolore.
I mesi successivi a questa perdita sono stati molto difficili, abbiamo provato tante emozioni, soprattutto negative, come rabbia, delusione frustrazione. Ci siamo sentiti soli ed a volte incompresi, anche da persone vicine a noi, ci siamo chiusi nel nostro dolore.
In molti ci hanno detto che era positivo fossi rimasta incinta, che avremmo dovuto ritentare subito, che era il momento migliore, ma i mesi passavano e non succedeva nulla, quindi l’umore, soprattutto il mio, scendeva sempre più giù.
Finché un giorno mi sono resa conto che, in questo modo, stando così male, non sarei sicuramente riuscita né a riavere indietro la mia gravidanza e né tanto meno ad averne un’altra…per cui ho deciso che era il momento di prendermi cura di me e così, quasi per caso, ho incontrato Alessia!”