Che botta! Una notizia così lascia frastornati se non ce la si aspetta. Per anni si fa di tutto per evitare una gravidanza, perché non è il momento, perché non è la persona giusta, perché sono troppo giovane…e quando accade che invece è la gravidanza che non può avvenire, questo ci lascia spiazzate.
E allora si incomincia a vedersi come donne e uomini a metà, come persone malate, incapaci di fare qualche cosa che dovrebbe avvenire in modo naturale. Allora si incomincia a guardare le altre e ci si ritrova improvvisamente in un mondo dove tutti, in un modo o nell’altro, riescono in quello in cui non si riesce: pubblicità di pannolini e omogenizzati, amici in dolce attesa che spuntano come funghi, migliaia di sconosciuti con un passeggino o che tengono per mano un bambino, negozi di abiti in miniatura ad ogni angolo, libri che parlano delle gioie e dolori di diventare genitori, prodotti per neonati che saltano all’occhio ogni volta che si fa la spesa e, in farmacia, il maledetto test di gravidanza, quell’oggetto beffardo che si prende gioco di tutto, perché non mostrerà mai quella maledetta singola linea o due linee o una croce o qualsiasi cosa sia.
Ogni volta è una pugnalata dritta al cuore. Ogni volta è un groppo sempre più difficile da mandare giù. Ogni volta è come se il mondo crollasse addosso. Ogni volta viene ricordato che non si potrà essere come le altre, avere quello che tanto facilmente hanno le altre.
Ognuno ha le sue tecniche per affrontare tutto questo: c’è chi si butta in altri ambiti (lavoro, cura dei propri genitori o nipoti, viaggi…), c’è chi, in fondo, non voleva avere figli già prima e riesce a tirarsi su abbastanza velocemente, c’è chi si butta in percorsi alternativi (fecondazione medicalmente assistita, adozione…), c’è chi ne fa un’ossessione…
Qualsiasi sia la tecnica con cui si cerca di tirare avanti, in modo più o meno efficace, ognuno sta mettendo in pratica il massimo che può fare per le circostanze in cui si trova. Elaborare il lutto della propria genitorialità è una delle cose più difficili che il destino, o chi per esso, ci potrebbe costringere a fare i conti. Un lutto vero e proprio, con tutti i suoi stadi di dolore, negazione, rabbia e accettazione.
Non si è malati o rotti o handicappati o innaturali,… si è sfortunati e in lutto. E questo merita tutto il rispetto che si possa immaginare, tutto il tatto, tutto il silenzio, tutta la comprensione che si è capaci di dare e di ricevere. Si è persone in un momento critico della propria vita, in cui si deve decidere come andare avanti, in un modo o nell’altro, cercando di inseguire la felicità, che spesso sembra irraggiungibile.
La serenità la si può ancora conquistare. Non è tutto perduto! Si può trovare, con tanta fatica e sofferenza, ma scoprendo una forza che non si sarebbe mai sospettato di avere, un nuovo equilibrio, un nuovo modo di fare famiglia, un nuovo modo di realizzarsi. Anche se ora sembra impossibile. Anche se ora sembra che solo un figlio potrà darci tutto questo.
Io vi dico, troverete la vostra strada, la vostra pace e completezza.
E’ come quando si gioca con la neve: abbiamo le mani gelate e dobbiamo riscaldarle, ma il caldo, all’inizio fa venire i geloni e ci fa male. Ma una volta sopportato quel dolore, le mani piano piano si scalderanno e il male lascerà posto a una sensazione di sollievo e tranquillità. Ecco, una diagnosi di infertilità ci ficca bruscamente le mani gelate dentro l’acqua bollente. Sembra insopportabile, e probabilmente lo è, ma prima o poi quel dolore lascerà spazio all’accettazione e a un nuovo equilibrio, e quindi alla serenità. Certo, ci si ricorderà sempre di quel momento e quella mancanza e sarà talmente vivido nella propria testa che il solo pensiero farà provare angoscia. Ma sarà un sentimento ormai elaborato, attutito dal nuovo assetto che avremo fatto prendere alla propria vita.
Non è facile. Per niente. Ma è possibile!
Laura Corpaccini Psicologa
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