Evento in Presenza gratuito
Benessere Femminile Incarnato
Lunedì 24 Febbraio dalle ore 20.30
Dove: Malesco (VB) presso Sala Trabucchi.
Prenotazione necessaria.
Partecipazione Gratuita.
Lunedì 24 Febbraio dalle ore 20.30
Dove: Malesco (VB) presso Sala Trabucchi.
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Embodiment & Mistic Mentor, Ostetricia ancestrale e Spirituale, Evoluzione femminile
Embodiment & Mistic Mentor, Ostetricia ancestrale e Spirituale, Evoluzione femminile
Nella puntata di oggi parliamo di salute partendo dalla storia di Elena, una dolorosa storia di endometriosi.
La ringrazio per avermi scritto, mi ha chiesto di potermi raccontare la sua storia e per me è fonte di profonda gratitudine ricevere le vostre storie e poterle leggere, raccontare, sono un ene molto prezioso.
Come dico sempre la salute non è semplice assenza di sintomi o patologie, è qualcosa di molto più complesso, che parte prima di tutto da dentro di te.
Nel mio lavoro entro in contatto con tante donne, tante storie, e cerchiamo insieme, mano nella mano, di percorrere la strada verso la salute e il benessere, che è diverso per ogni donna.
Mi occupo di ciclo mestruale, corpo femminile, armonia con il proprio ciclo e il proprio corpo e lo faccio con diversi strumenti quali l’aiuto della scienza, della consapevolezza, dello Yoga, della Naturopatia, della Spiritualità per trovare il proprio benessere, partendo come sempre da sè stesse.
Questa è la strada verso una guarigione profonda, duratura.
Ringrazio di cuore Elena per aver condiviso con me la sua storia e avermi dato l’opportunità di condividerla anche con voi, per dar voce alla sofferenza, a qualcosa che ancora è molto tabù, nascosto, non detto, e provoca molta sofferenza in molte donne.
L’endometriosi è una patologia che troppo spesso viene silenziata con “Devi prendere la pillola e stop”, ma dietro c’è molto molto di più…
“All’età di 19 anni ho avuto la mia prima cistite: non sapevo cosa fosse, mi sono spaventata molto per i dolori e per il sangue. Era notte e i miei genitori hanno chiamato il medico di guardia che mi ha prescritto un farmaco. Cistite passata.
Passa poco tempo e torna ma stavolta la riconosco: chiamo il mio medico di base e mi prescrive un antibiotico. La cistite passa ma dopo poco torna. La storia è sempre la stessa: chiamo il medico e lui mi prescrive l’antibiotico (“la donna ha l’uretra corta, è molto probabile che contragga infezioni” mi diceva). Entro in un loop di cistiti e cure antibiotiche continue, prendo circa una cistite al mese…per anni. Comincio a fare delle visite specialistiche: la prima ginecologa che vedo (ne vedrò parecchi) mi dice che è tutto ok, ho solo un ovaio policistico, utero retroversoflesso e una piccola cisti nell’ovaio sinistro, forse endometriosica. Non ci capisco molto ma mi dice che è tutto ok, mi prescrive la pillola perchè secondo lei sono la “tipica donna da pillola” e fine.
Io continuo ad avere cistiti. E si aggiunge la candida. Vedo altri ginecologi, vedo urologi, tutti mi dicono che è tutto a posto e non si spiegano il perché. Ed io continuo ad andare avanti ad antibiotici e dolori. E nel frattempo continuo con la pillola, cambiandone diverse perché una mi fa venire il mal di testa, una mi fa sempre piangere…ma mi dicono che è tutto normale.
Ad un certo punto decido che devo fare qualcosa: ogni volta che sento i dolori della cistite, vado a farmi un’urinocoltura e scopro che a volte ci sono dei batteri, ma a volte no. Ed imparo ad ascoltarmi e sento che a volte ho i dolori e che se resisto mi passa da sola mentre a volte il dolore è continuo e non passa: in quei casi andavo a fare l’urinocoltura, vedevo che la carica batterica era altissima e allora chiamavo il medico per l’antibiotico. Ho iniziato però ad associarci fermenti lattici, a stare attenta al tipo di mutande, di detergente, di sapone usato per lavare gli asciugamani. E con queste piccole attenzioni riesco a diminuire l’uso degli antibiotici e a superare alcuni mesi senza avere cistiti batteriche (i dolori c’erano comunque). Avevo trovato anche una stabilità con la pillola e per diversi mesi sto meglio.
Nel frattempo mi sposo e decidiamo di provare ad avere un bambino. Sospendo la pillola e ricomincia il dramma dei dolori e delle cistiti, come e peggio di prima. E il bambino non arriva. Io facevo una vita da incubo, erano più i giorni che stavo male di quelli in cui stavo bene, non dormivo la notte per i dolori che non sapevo come far passare, passavo delle ore seduta sul water…al lavoro era un incubo. Lavoravo in ufficio e ai miei colleghi e ai capi dovevo per forza dire che avevo la cistite perché mi alzavo in continuazione per andare in bagno, durante le riunioni dovevo uscire…un periodo molto brutto sia fisicamente che psicologicamente.
Io sono una persona molto riservata e per me è stato veramente difficile non riuscire a nascondere e controllare il dolore, che di fatto mi condizionava completamente la vita.
Ho dovuto annullare viaggi, ho fatto vacanze chiusa in hotel perché stavo male…insomma, solo dopo mi sono resa conto (e non ancora fino in fondo) di quanto mi abbia segnata il dolore fisico – che io tendo a sottovalutare, nel senso che ho una soglia di sopportazione alta e, una volta passato, tendo a dimenticarlo.
Ad un certo punto prendo una cistite batterica molto forte: il ginecologo mi dà 6 diverse cure antibiotiche, una dietro l’altra, perché a distanza di una settimana dalla fine della cura mi tornava di nuovo la cistite. Alla fine mi suggerisce di andare da un urologo, il quale mi dice che non devo prendere più antibiotici e mi cura con integratori.
Le cistiti batteriche da quel momento non mi sono mai più tornate.
Però i dolori ce li avevo sempre.
Ed in tutto ciò la gravidanza non arrivava.
L’unica cosa che mi diceva il ginecologo era di non pensarci e che comunque mi suggeriva di fare un esame in laparoscopia per togliere la cisti ovarica e diagnosticare eventualmente l’endometriosi (che già la prima ginecologa aveva ipotizzato) perché l’intervento era l’unico modo e ne avremmo approfittato anche per vedere se era tutto ok a livello tubarico.
Io non volevo ma ero arrivata al limite e non sapevo più cosa fare, quindi decido di operarmi.
Scoprono che ho l’endometriosi.
Mi suggeriscono di provare ad avere un figlio nei successivi 12 mesi, perché “dopo un intervento alle ovaie si aumentano le probabilità “. E basta.
Nulla per i dolori, nulla sull’endometriosi…
Io dopo due anni di dolori non me la sono sentita e ho ricominciato a prendere la pillola, perché avevo capito che era l’unica cosa che mi poteva far stare un po’ meglio.
Nel frattempo cerco un centro specializzato in endometriosi. Vado dopo circa un mese dall’intervento e mi dicono che ho un’endometriosi, che non sarebbe stato necessario operarmi perché loro lo avrebbero diagnosticato senza intervento e che l’unica cura è la pillola senza sospensione, massimo due mestruazioni all’anno.
“Quando vorrai i figli la dovrai sospendere, se vuoi vai in un centro di fecondazione assistita che magari ti aiutano.”
Io ho provato a chiedere, a dire che senza pillola avevo sempre dolori e mi sono sentita rispondere “signora, lei l’ha capito o no che ha una malattia?”.
Sono andata avanti un po’ di mesi così, senza sapere come fare, e poi mi sono decisa a prendere appuntamento in un centro PMA (procreazione medicalmente assistita): mi mandano una lista infinita di esami da fare per me e per mio marito e mi danno appuntamento un anno dopo.
Li faccio ma non sono convinta.
Nel frattempo avevo iniziato un percorso con una terapeuta che mi ha fatto più male che bene e che mi faceva sentire in colpa e sbagliata.
Mi diceva che se decidevo di prendere la pillola e di non provare ad avere figli era perché in fondo forse non li volevo.
Ed io sono entrata in una crisi nera, soprattutto dopo il cambio del lavoro e il trasloco.
A inizio anno decido che solo io posso aiutarmi: cambio terapista e trovo una professionista bravissima che mi ha aiutata e mi sta aiutando tantissimo a capirmi; scopro che esiste il pavimento pelvico e inizio a cercare qualcuno nella mia zona che se ne occupi.
Inizio la riabilitazione; inizio a dedicarmi alle cose che mi piacciono, principalmente lo sport: inizio ad andare a cavallo, ritorno dopo tanto tempo in piscina, torno a fare attività fisica a casa e mi creo una mini-palestra.
Mi sento pronta a sospendere la pillola e ad affrontare quello che mi aspetta.
Vado all’appuntamento al centro di PMA e ci resto malissimo: quasi impossibile che resti incinta naturalmente, ti proponiamo una Fivet.
Non mi spiegano nulla, mi danno altri esami da fare e mi dicono che ci vediamo sei mesi dopo per la seconda visita e per fissare la Fivet.
Io sento che non sono convinta e che non voglio farla, io vorrei provare naturalmente, aspettare anche 10 anni…ma non so come fare per convivere tutto questo tempo con i dolori.
Nel frattempo provo a sospendere la pillola, per fare i dosaggi ormonali, e provo a resistere senza riprenderla.
I dolori tornano ma meno forti, anche grazie alla rieducazione del pavimento pelvico, e quando tornano riesco un po’ a controllarli. Mi aiuta anche la terapia con la psicoterapeuta che mi dà maggiore consapevolezza e capacità di accettare meglio le cose per come vengono.
Inizio a mettere da parte l’idea della Fivet e posticipo l’appuntamento e intanto inizio a pensare all’adozione e a parlarne con mio marito che è scettico.
Lui mi ha sempre supportato in tutto e per lui la priorità era non vedermi soffrire quindi mi ha sempre detto che la Fivet l’avremmo fatta solo se mi sentivo pronta al 100% e che intanto avremmo potuto provare ad informarci sulle adozioni.
Nel frattempo vado avanti con le mie cose, cercando di essere serena e di vedere tutte le cose belle della mia vita: mio marito, i miei cani, il mio lavoro, lo sport, la natura…
Un mese devo andare a donare il sangue, mi sta per arrivare la mestruazione, sono stata male con i soliti dolori ma ancora nulla quindi qualche giorno prima faccio un test di gravidanza per essere sicura di non essere incinta in vista della donazione.
E il test è positivo!
L’ho fatto da sola, alle 6 del mattino e non mi aspettavo per niente questo risultato.
Corro a chiamare mio marito e anche lui è molto incredulo.
Fisso un appuntamento con una ginecologa e quanto pare è tutto vero…è lì nella mia pancia…e la ginecologa mi ha detto che ho ovulato a destra, ma mi avevano detto che la mia tuba di destra è chiusa e che avrei avuto chance solo nei cicli di ovulazione a sinistra…io non ci capisco niente e ancora non ci credo, non sento niente…non ho nessun sintomo e mi chiedo se sia normale, se sia vero. Ho ancora molta paura e ho anche smesso di allenarmi per questo. Sono molto felice ma sono anche molto incredula e spaventata.
Ho raccontato la mia storia per dar voce a tutta la solitudine e il menefreghismo che ho provato in questi anni. Nessuno mi ha aiutata, nessuno mi ha parlato di come affrontare la malattia, nessuno mi ha parlato nemmeno della malattia in termini medico scientifici, sono io che ho imparato a conoscerla e mi sono informata da sola.
Dopo 5 minuti nel centro di PMA mi sono sentita dire che l’unica cosa da fare è la Fivet, senza una spiegazione, nè del perché mi suggeriscano quella strada nè di cosa sia una Fivet. Senza guardare l’aspetto psicologico, il dolore fisico e morale…la Fivet non è una passeggiata ed io mi sono ascoltata e ho capito e accettato che non ero pronta grazie al mio percorso dei mesi precedenti ma nessuno mi ha chiesto se lo fossi, come mi sentissi…
Il supporto alla salute non è questo: io ringrazio il sistema sanitario nazionale per tutto quello che ci offre ma capisco che a volte non è quello che serve.
A me non serviva una Fivet, a me serviva capire e imparare ad accettare e affrontare la mia malattia. Ancora non mi sento serena, come forse puoi capire dalle mie parole, ma sono contenta per tutta la strada fatta fin qui e spero che continuerò a fare tanti passi avanti in questi mesi per essere pronta a diventare mamma perché ora non lo sono, perché avevo appena iniziato ad accettarmi e capirmi e per accogliere e crescere un’altra vita bisogna amare tanto se stesse e avere una grande maturità e consapevolezza. Sono molto grata alla vita per questi ultimi mesi e per questo dono, spero di meritarlo e di trovare la forza di continuare a crescere, non solo per me.”
Il dolore di Elena è il dolore di tante donne, donne che passano da uno specialista all’altro sentendosi a volte inopportune perché viene detto loro “Sei una donna da pillola” oppure “Sei malata, accettalo!” senza una reale motivazione, senza una spiegazione. La salute è il nostro bene primario, a volte è vero spiegazioni non ci sono, non mediche almeno, ma ascoltandoti tu dentro di te puoi cominciare a dialogare con il tuo corpo e trovare il modo, trovare una spiegazione che sia tua, non importa se validata o no, il tuo corpo e il tuo sentire custodiscono la verità. E da lì puoi trovare i professionisti più adatti a te, al tuo sentire.
Ogni giorno, passo dopo passo, puoi scoprirti, puoi percorrere la potente strada della consapevolezza. Sì a volte sembra una strada lunga, ma guarda il passo che stai compiendo, non quelli che dovrai ancora fare, e tu proprio tu stai creando il tuo benessere.
Con piccole scelte, piccole azioni, un dolce sforzo, anche solo l’aprirti alla meraviglia della vita intorno a te e sentire che non sei mai sola, che c’è un universo che ti abbraccia tutto intorno a te!
Anche nelle patologie dove non c’è cura, come ad esempio l’endometriosi, l’amore per sè stesse, il prendersi cura di sé, la consapevolezza, la natura ci offrono strumenti meravigliosi per accompagnarci e aiutarci a vivere serenamente.
Ascoltare le emozioni, dare loro un nome, comprenderle e soprattutto non silenziarle è un altro grande passo. Ogni sintomo, ogni problema è un segnale del corpo, e quando il corpo arriva ad urlare significa che non l’abbiamo ascoltato per tanto tanto tempo, ora è arrivato il momento di cambiare rotta, di decidere di stare bene, nonostante la patologia.